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Una stanza tutta per sé di Virginia Wolf, un manifesto dell’essere donna!

8 Marzo 2016
Virginia Wolf

 Ieri mi sono trovata a rispondere alla domanda di un post sul blog di Blogs Anatomy, la directory che racchiude tutti i blog più meritevoli nel panorama italiano. In occasione della festa della donna, è stato chiesto questo:

Domani festeggeremo la festa delle donne e una riflessione è d’obbligo: secondo voi come mai nel mondo del blogging la maggioranza femminile è così predominante?

e mi è venuto subito in mente, un libro di cui da qualche tempo volevo parlare qui su Limoni Gialli:

Una stanza tutta per sé di Virginia Wolf.

Se ha intenzione di scrivere romanzi, una donna deve possedere denaro e una stanza tutta per sé

E’ stato un flash, ho pensato che quella stanza di cui parla Virginia Wolf nel suo saggio è la necessità delle donne di ritagliarsi quello spazio vitale per scrivere, per esprimersi.
Leggendo molto non mi succede spesso di rimanere folgorata dai libri; molti mi piacciono, altri mi lasciano indifferente alcuni proprio non li metabolizzo, Una stanza tutta per sé della wolf mi ha toccato profondamente. Letto ormai tre anni fa, mi capita spessissimo di ripensarci a proposito di varie argomenti, com’è accaduto ieri, ad esempio.
La delicatezza e sensibilità della Wolf nel parlare alle donne del loro spazio necessario per creare mi ha commosso e toccato, nonostante io sia una donna che vive in un’epoca moderna e fortunata (ma non paritaria!) per le donne, mi sono sentita chiamata in causa e vicine alle scrittrici citate dalla Wold come Aphra Behn, le sorelle Bronte e George Eliot, quest’ultimo emblema del discorso della Wolf sulle donne scrittrici dell’epoca. Eliot, infatti, è uno pseudonimo maschile di Mary Anne (Marion) Evans, fortemente criticata dalla Wolf nel saggio per aver ceduto all’esclusione che il suo genere le aveva causato.

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Una stanza tutta per sé Un saggio fin troppo attuale

Il dibattito donne e scrittura non è per niente, come si penserebbe, superato e gli spunti offerti dalla Wolf nel suo saggio sono illuminanti per comprendere a pieno anche la storia delle donne più in generale; l’ingiustizia che per anni le donne hanno sopportato e che le ha obbligate a essere ombra degli uomini impedendogli, di fatto, di partecipare alla vita culturale, politica e sociale. Di lasciare una traccia tangibile della loro sensibilità, creatività ed estro se non, appunto, nascoste nell’ombra degli pseudonimi.
Un saggio scritto nel 1929 che oggi per la festa della donna mi è tornato in mente in modo prepotente perché, ancora oggi purtroppo, si storce la bocca alla parola “femminismo” troppo spesso scambiato per “Misandria”. Ve lo consiglio perché per certi versi  è attuale e necessario da leggere.

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Per tutti questi secoli le donne hanno svolto la funzione di specchi, dotati della magica e deliziosa proprietà di riflettere la figura dell’uomo a grandezza doppia del naturale.”

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