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House of Cards: e se Putin visitasse la casa bianca?

18 Marzo 2015

Avete mai provato a immaginare come andrebbero le cose se Putin fosse invitato alla Casa Bianca? Fantapolitica non trovate? E chi meglio di House of Cards può sguazzare nella fantapolitica senza risultare mai troppo estrema? Petrov che altri non è che Putin ma con un alto nome, viene invitato alla Casa Bianca per un vertice che dovrebbe sigillare un patto bilaterale che appare sin dall’inizio scomodo per il presidente russo. Ovvio che se la geopolitica non è un’opinione agli Stati Uniti fa assolutamente comodo l’appoggio della Russia per controllare quella zona della Giordania ma la versione ufficiale è quella di voler portare la pace in Medio Oriente.

 Frank ci tiene così tanto a questa idea folle di mandare le truppe russe e americane nella valle della Giordania controllata dagli Israeliani e per far sì che questa partnership tra le due grandi potenze si verifichi, che è disposto a fare buon viso a cattivo gioco e addirittura chiude un occhio quando Petrov ci prova un po’ troppo con Claire. Quest’ultima, come sappiamo, è sempre piena di risorse e con l’aiuto di un po’ di alcol e un po’ di fascino riesce con poco sforzo a portare dalla sua Cathy. Ma l’accordo tra i due presidenti salta ma in fondo non aveva mai avuto speranza di essere attuato; Petrov vuole essere corteggiato come spiega chiaramente a Frank con un calzante paragone automobilistico “I want the Lexus but you’re trying to sell me the Lada”. Ma salta soprattutto per quelle ultime parole dette da Claire a Frank. E’ lei che “manipola” molto bene Frank (che si fa manipolare solo dalla moglie!) e lo fa desistere dal continuare a contrattare con quello che viene senza mezzi termini definito “un delinquente“. L’elemento probabilmente più sorprendente e originale di House of Crads è sempre stato sin dall’inizio l’unione di Frank e Claire che prescinde e supera il legame matrimoniale: i due sono “un’azienda” costituita proprio per scalare i vertici della politica americana, per arrivare lì in cima e spartirsi la torta del potere. Dopo aver sorretto e sostenuto Frank e aver contribuito alla sua sorprendente ascesa politica (senza essere mai passati per votazioni democratiche, ovviamente) Claire vuole la sua fetta. L’abbiamo visto nell’episodio precedente quando si sente male fisicamente per la tensione causata dalla possibilità che il marito non le appoggi la carica di ambasciatrice delle nazioni unite, scavalcando il parere negativo del senato. Come sorprendente è l’immagine delle donne in questa serie, così centrali e mai scontate. Lo vediamo bene nel capitolo 30, che si concentra su Heather Dunbar che appoggia l’amministrazione Underwood in un’udienza della Corte Suprema, a seguito del grave ferimento di un cittadino americano dopo un attacco drone. Il carisma della Dumber preoccupa Frank come potenziale rivale per le elezioni del 2016 così il presidente in carica tenta di rimuovere la donna offrendo il posto del giudice Jacobs, malato di Alzheimer, alla corte suprema. Il piano si ritorce contro Frank che viene smascherato nelle sue reali intenzioni e deve accettare la candidatura a sorpresa della Dunbar. Se non bastasse Stamper si offre alla nuova candidata come guida per la sua campagna in grado di rivelare tutti i segreti più nascosti dei coniugi Underwood.
Avete mai provato a immaginare come andrebbero le cose se Putin fosse invitato alla Casa Bianca? Fantapolitica non trovate? E chi meglio di House of Cards può sguazzare nella fantapolitica senza risultare mai troppo estrema?

Petrov che altri non è che Putin ma con un alto nome, viene invitato alla Casa Bianca
per un vertice che dovrebbe sigillare un patto bilaterale che appare sin dall’inizio scomodo per il presidente russo. Ovvio che se la geopolitica non è un’opinione agli Stati Uniti fa assolutamente comodo l’appoggio della Russia per controllare quella zona della Giordania ma la versione ufficiale è quella di voler portare la pace in Medio Oriente.
Insomma le cose per il Presidente non sembrano andare bene: sin dall’inizio abbiamo notato come Frank si senta stretto nel ruolo ottenuto con fatica e come fosse maggiormente a suo aggio nelle retrovie dove è più facile muovere le pedine senza essere sotto l’occhio attento e vigile del mondo.

Frank è costretto a prendersi gli insulti di Kasse Mahmoude
(anche se l’amministrazione che ha autorizzato l’attacco in cui è rimasto ferito era la precedente) che non accetta le scuse della Presidenza e chiede maggiore rigore quando si compiono certe operazioni militari; indicativa è la scena della distesa di lapidi bianche del cimitero militare che ci ricorda come nelle azioni militari, gli Stati Uniti siano poco cauti non solo con i civili degli altri paesi ma anche con i propri ragazzi che mandano a frotte al fronte. L’altra parte dell’episodio segue ancora la storyline della politica estera americana nella valle della Giordania. Nonostante il taglio fantapolitico di cui accennavo in apertura di recensione, House of Cards sa essere ben realistica e tagliante e ci fotografa l’immobilismo reale dell’ONU a causa della difficoltà di due membri permanenti di trovare un punto d’accordo. La Russia esprime voto contrario alla risoluzione per inviare truppe nella valle della Giordania e in quanto membro permanente, il veto non è formalmente superabile . Mentre Claire cerca un modo per superare il veto posto dalla Russia, Michael Corrigan, attivista per i diritti gay, viene arrestato, azione spropositata e fuori luogo che appare chiaramente come una minaccia. Frank si trova diviso a metà: da una parte Claire che spinge per non chiedere l’estradizione di Corrigan, dall’altra la stampa Americana che non accetta che un cittadino americano venga arrestato mentre manifesta le sue opinioni. Due episodi ben ritmati e come sempre molto interessanti ai fini della trama politica; la narrazione sembra decollare preannunciandoci dal prossimo episodio la vera partenza della stagione. Il Capitolo 29 è probabilmente uno degli episodi più divertenti della serie, l’idea di sbeffeggiare Putin mostrandolo in modo così caricaturale è stata a mio avviso una scelta geniale. Come brillante è la scena finale“love? That’s what you’re selling? Well, I don’t buy.it” con annesso sputo al crocifisso che ha generato non poche critiche.
 Ciliegina sulla torta: -Nel capitolo 29 compaiono anche le Pussy Riot che denunciano la politica di oppressione del presidente russo e lasciano la cena in onore del presidente per unirsi al corteo per i diritti della comunità LGTB, in Russia oppressa e perseguitata.

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